Uccidere un eroe due volte

04.12.2019

Fabrizio Quattrocchi era una guardia di sicurezza privata italiana.  

In Italia è divenuto tristemente noto per essere stato rapito e ucciso in Iraq, dove lavorava per una compagnia di sicurezza, e quindi per, come si dice spesso "portare il pane a casa". Quattrocchi però a casa non è più tornato anche se è insignito di una medaglia d'oro al valor civile alla memoria.

Quattrocchi fu preso in ostaggio a Bagdad, il 13 aprile 2004, insieme ai colleghi Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio, da miliziani del gruppo autoproclamatosi "Falangi Verdi di Maometto", mai identificati. 

I  rapitori lanciarono all'Italia un ultimatum: chiesero al Governo il ritiro delle truppe dall'Iraq, e le scuse per alcune frasi che avrebbero offeso l'Islam. L'ultimatum fu rifiutato. Cupertino, Agliana e Stefio furono liberati l'8 giugno 2004, dopo 58 giorni di prigionia.  

E Fabrizio? Fabrizio venne ucciso e i resti furono ritrovati in un'ospedale di Baghad gestito dalla Croce Rossa Internazionale.

Dopo 15 anni non sono tuttora completamente chiari i motivi per cui i rapitori decisero di uccidere Fabrizio Quattrocchi, ma essendo uomini barbari, sappiamo bene che i ragionamenti logici per molti di essi non sono accessibili. 

Nel giugno del 2004 il quotidiano londinese Sunday Times pubblicò un'intervista a un iracheno, il cui nome di battaglia è Abu Yussuf, dichiaratosi membro del gruppo di rapitori dei quattro italiani. Yussuf dichiarò di aver girato personalmente il video che filma l'uccisione dell'italiano.

Secondo Yussuf, Quattrocchi, ormai consapevole del suo destino, avrebbe chiesto perché intendevano ucciderlo. «Per chiedere al governo italiano di ritirare le truppe», sarebbe stata la risposta. 

L'italiano avrebbe replicato: «È inutile, il mio governo non tratterà mai con voi per salvare le nostre vite». I rapitori allora lo costrinsero a inginocchiarsi in una fossa, bendato e con le mani legate.

Il racconto di Yussuf prosegue: «Quattrocchi mi disse: "Tu che parli italiano concedimi un desiderio, toglimi la benda e fammi morire come un italiano"» - Maurizio Agliana, collega di prigionia di Quattrocchi, confermò in seguito l'effettiva presenza tra i rapitori di almeno una persona in grado di capire e parlare un minimo di italiano

 «Voleva guardarci negli occhi mentre gli sparavamo»

Ma mentre reiterava la richiesta di togliere la benda, l'ostaggio fu colpito mortalmente alla testa.

 Secondo Yussuf «Quattrocchi fu ucciso con la sua pistola, ma con una pallottola irachena». Successivamente, un video dell'uccisione fu spedito alla tv del Qatar Al Jazeera, che si è sempre rifiutata di mandarlo in onda sostenendo che fosse «troppo macabro», nonostante la stessa emittente avesse già trasmesso ripetutamente scene di vittime di guerra e filmati di esecuzioni.

Stando alla versione di Yussuf, per liberare gli altri tre ostaggi furono pagati 4 milioni di dollari. La versione ufficiale della liberazione di Cupertino, Agliana e Stefio parla invece di un blitz incruento da parte delle truppe americane.

Solo nel gennaio 2006 il TG1 della Rai ricevette un filmato relativo all'uccisione di Quattrocchi e lo trasmise parzialmente, interrompendone la riproduzione un attimo prima del momento degli spari «per rispetto della sensibilità della famiglia e dei telespettatori». 

Nel suo blog il giornalista del TG1 Pino Scaccia ne riferisce il contenuto completo:

«Fabrizio Quattrocchi è inginocchiato, le mani legate, incappucciato. Dice con voce ferma: "Posso toglierla?" riferito alla kefiah. Qualcuno gli risponde "no". E allora egli tenta di togliersi la benda e pronuncia: "Adesso vi faccio vedere come muore un italiano". 

Passano secondi e gli sparano da dietro con la pistola. 

Tre colpi. 

Due vanno a segno, nella schiena. 

Quattrocchi cade testa in giù. Lo rigirano, gli tolgono la kefia, mostrano il volto alla telecamera, poi lo buttano dentro una fossa già preparata. 

"È nemico di Dio, è nemico di Allah", concludono in coro i sequestratori.»

Fabrizio non era un politico, non era un fanatico e nell'era in cui i social non esistevano, parliamo del 2004, non aveva mai detto o scritto pubblicamente nulla che potesse incitare all'odio.

 E allora qual è il problema con Fabrizio Quattrocchi?

Il problema è semplice, ma non banale.

A Fabrizio non può essere dedicato un ponte, perchè li vicino vi è intitolata una via ad un "martire" delle Brigate Nere. 

Il ragionamento sarebbe ed è logico, perchè non posso stare insieme? Sono entrambi martiri di una violenza priva di logica, di una violenza frutto di fanatismo politico e religioso. E allora insisto, perché non possono coesistere queste due vie con nomi diversi ma che portano con se lo stesso triste dramma?

La risposta è semplice. Perchè viviamo nell'epoca storica della censura amorale che pretende di fare la morale a milioni di italiani.

« La decisione dopo le proteste dell'Anpi e dei familiari del partigiano Attilio Firpo, ucciso nel 1945 cui la passerella era già nei fatti intitolata. Le parole della sorella del contractor ucciso in Iraq, Medaglia d'Oro al valor Civile: «Meglio un altro posto»

 L'ANPI ha alzato le barricate, sostenendo che due martiri non possono convivere a pochi metri di distanza perché, spiegano gli Illuminati, «Firpo è stato ucciso per liberare la propria patria, mentre Quattrocchi era una persona impegnata su teatri di guerra stranieri per scelta professionale». 

Quindi mentre Firpo, cui vanno i nostri onori (fu prelevato dal carcere e trucidato), deve essere giustamente ricordato come patriota, Quattrocchi sarebbe a detta dei partigiani un mercenario, perché "reo" di essere stato un contractor, ossia una guardia di sicurezza privata, e non un volontario o un militare arruolato. 

Quasi che sia lo status professionale e il contratto di ingaggio a fare di un combattente, e più in generale di un cittadino e di un essere umano, un eroe o meno. 

Generando così l'idea che esistono morti di serie A e morti di serie B, dando vita ad un nazismo intellettuale che decide chi fa parte di una razza o morte superiore e chi invece ha una morte da razza inferiore.

E così, il sindaco di Genova Marco Bucci ha fermato tutto.

 La manifestazione per intitolare il ponte al soldato italiano era in programma il 2 dicembre, dopo la scelta presa dalla commissione toponomastica del Comune.

Una cosa mi lascia perplesso alla fine della vicenda; secondo voi, Attilio Firpo e Fabrizio Quattrocchi, da lassù cosa staranno pensando? Forse che dalle loro eroiche morti non abbiamo capito proprio nulla.

Filippo Sardella- Blog 
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