Economia di conquista "il modello tedesco"

14.04.2018

Come è ormai noto a tutti, economisti e non, il modello tedesco è fondato sul motore delle esportazioni; infatti la Germania ha un'economia costruita in modo da essere strutturalmente in attivo, con esportazioni molto superiori al volume delle importazioni.

Accumula attivi commerciali nei confronti del resto del mondo, Europa inclusa. Nel suo sfrenato mercantilismo è peggiore della Cina, nel 2016 l'attivo commerciale tedesco verso il resto del mondo ha raggiunto i 300 miliardi di dollari contro i "soli" 200 miliardi della Cina.

Il modello economico trainato dall'export ha due corollari importanti

-il primo corollario è di natura culturale; di fatto per esportare più di quanto si importa, bisogna produrre più di quanto si consuma, risparmiare più di quanto si spende. Nelle nazioni che hanno questo tipo di economia si è sedimentata un'etica collettiva che esalta la virtù della parsimonia, della frugalità. Questo è vero per l'ethos tedesco come per quello delle grandi confuciane dell'estremo oriente.

-il secondo corollario: perchè alcune nazioni siano sempre in attivo, è indispensabile, obbligatorio, che altre siano in permanente disavanzo commerciale. In questo senso la Germania con la sua presunta virtù ha bisogno di essere circondata da paesi viziosi. La Germania non è riuscita a disciplinare i paesi "mediterranei" e non è di certo interessata a farlo.

In quest'ottica è perfettamente razionale che le banche tedesche, a partire dalla Deutsche Bank, durante gli anni post-euro e pre-crisi, dal 1999 al 2008, abbiano incoraggiato in modo perverso la spesa pubblica facile dei paesi del Sud Europa, con credito a gogò e investimenti di capitali tedeschi speculativi in Grecia, Spagna e Portogallo.

La Germania pratica virtù ed esporta vizi non solo dentro l'Eurozona ma a livello globale. Di questo paradosso era consapevole Barack Obama quando, appena diventato presidente, cercò di formulare una ricetta mondiale per l'uscita dalla crisi. Il crac finanziario del 2008, innescato dai <<debiti malati>> dell'America, avevano come premessa un macrosquilibrio planerario. Gli Stati Uniti avevano vissuto indebitandosi per consumare; mentre le altre nazioni (Germania e Cina) erano felici di farle credito perchè in questo modo riciclavano i propri sovrappiù di capitali mettendoli a disposizione del proprio miglior cliente, il consumatore americano.

Riunendo i leader mondiali durante il G20 di Pittsburgh, nel settembre 2009, il padrone di casa formulò quella dottrina Obama che si può riassumere così: l'economia mondiale è malata di grandi squilibri fra nazioni indebitate e nazioni creditrici. L'America si impegnava a fare la sua parte- promise Obama- per curare gli eccessi della sua bolla e risparmiare di più. Ma non possiamo aggiustarci da soli, continuò, se altri non fanno lo stesso percorso in senso inverso: quelli che finora hanno risparmiato ed esportato a dismisura, devono consumare di più e diventare locomotive della crescita. Obama pensava alla Cina, al Giappone e alla Germania.

Nel 2017 le stesse cose le ha dette Donald Trump, e di colpo, perchè è lui, dal mondo intero (Italia inclusa) si leva un coro di obbrobrio "C'è un protezionista alla Casa Bianca!" Ma in fin dei conti Trump accusa i tedeschi per ragioni sacrosante. Un attivo commerciale pari all'8% del Pil tedesco è una mostruosità, fa male all'economia mondiale, e per cominciare fa tanto male a tutti i paesi partners dell'Eurozona (salvo quelli talmente germanizzati all'origine da essere identici ai tedeschi: olandesi e lussemburghesi, austriaci, scandinavi e finlandesi; ricalcando almeno sommariamente quello che era il baricentro del Sacro Romano Impero)

Da quel settembre 2009 in poi la Cina è stata quella che ha stimolato di più la sua domanda interna, la Germania quella che ha fatto di meno, riluttante al ruolo di locomotiva. Per il governo tedesco è insopportabile che gli Stati Uniti diano lezioni ad altri, dopo aver provocato la terribile crisi del 2008, proprio per effetto dei suoi debiti insostenibili nel settori dei mutui subprime.

La resistenza tedesca ha una sua dignità morale, visto che tanti tedeschi guardano con diffidenza al modello angloamericano del capitalismo iperfinanziarizzato e del consumismo alimentato col credito facile.


Filippo Sardella- Blog 
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