Unione Militare Europea - tra mito e realtà
Qualche giorno addietro su POLITICO.eu (rivista di riferimento in ambito di politiche europee) veniva pubblicato un articolo secondo il quale i paesi facenti parte dell'Unione Europea stanno muovendo i primi passi verso la cooperazione militare.
Bisogna ricordare che l'idea di unione militare (seguita da quella economica, la prima ad essere realizzata) fu il motivo primario e principale secondo cui, già ad inizio secolo, si auspicava un unione dei popoli europei.
Il sogno dei padri fondatori , era quello di integrare (tramite un unione militare prima e monetaria poi) quei popoli che nei primi cinquantanni del '900 erano stati promotori di due guerre mondiali rendendosi responsabili delle guerre più sanguinose della storia.
Ma se per i politici del dopo guerra l'unione militare era un traguardo difficilmente raggiungibile, bocciata da vari parlamenti nazionali, primo tra questi, da quello francese, per i governi contemporanei inizia a diventare il prossimo passo per la ragion d'essere di un' Unione Europea che ancora vede distante la realizzazione del federalismo tout court.

Nei mesi e nelle settimane precedenti, sono stati molti i segnali che fanno la seria volontà di muoversi verso un unione militare; infatti, la Commissione Europea, organo esecutivo del blocco, ha proposto un fondo di difesa europeo da 13 miliardi di euro per il prossimo bilancio a lungo termine; Michael Gahler, un membro tedesco del Parlamento europeo, dopo l'approvazione di un fondo da 500 milioni di euro per la ricerca e lo sviluppo di prodotti industriali per la difesa ha affermato "Solo insieme, siamo forti, solo uniti, gli europei potranno affrontare le sfide che provengono dalla Russia, dagli Stati vicini e sfortunatamente, dalla politica estera e di sicurezza americana, attualmente incalcolabile" e il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, spingendo per una maggiore integrazione strategica, ha dichiarato che "il soft power da solo non è abbastanza potente in un mondo sempre più militarizzato".
Nonostante quanto appena riportato, ad un' attenta analisi, oggi giorno potrebbe mai essere realizzabile un unione militare europea? Assolutamente no, questo deriva sia da fattori endogeni sia da fattori esogeni all'Unione stessa.
Tra i primi, è facile annoverare tutte quelle scelte che vengono compiute dalle politiche interne di un Paese o dalla formazione del governo dello stesso. Basti citare ad esempio il caso dell'Italia, in pochi mesi si è passato da un governo pienamento filo-Bruxelles con un occhio di riguardo agli alleati atlantici ad uno più nazionalista rivolto principalmente ai propri interessi e a migliorare le relazioni con la Russia.
Lo stesso discorso lo si potrebbe fare anche per l'Austria e forse a breve anche per la Svezia.
I fattori esogeni invece risultano essere più difficili e potrebbero essere molteplici vittime di innumeroveli mutamenti geopolitici, ma fra questi permangono due capisaldi contrari alla nascita di un esercito di difesa europeo: la politica estera degli Stati Uniti e quella della Russia.
Entrambi, anche se nell'ultimo periodo sono stati caratterizzati, a vicende alterne, da tensioni e buoni propositi, hanno sempre temuto l'idea, anche se con punti di vista differenti, di un' europa saldamente unita.

Mentre da una parte abbiamo la Russia, che teme l'unifacazione militare europea (come darle torto) dato che dopo l'invasione mongola del X secolo gli eserciti invasori sono sempre giunti da occidente e fin dall'impero zarista fino alla caduta dell'URSS la frontiera polacco-balcanica è stata una delle più incandescenti d'Europa; dall'altra, invece, abbiamo gli Stati Uniti che con l'unificaizone militare europea vedrebbero fortemente messa in discussione la loro egemonia e la loro leadership militare sul continento europeo (attualmente le basi controllate dall'esercito statunitense in Europa sono 30), creando così un serio competitor militare per la NATO. A giustificare tale preoccupazione, la Commissione europea inoltre ha stanziato 500 milioni di euro per il 2019-20 per finanziare i progetti di ricerca industriale nel settore della difesa, che secondo un funzionario europeo della NATO contribuirebbero a ridurre la dipendenza da Washington, tale fondo sarà destinato, dopo l'incontro tra i vari ministri della difesa dei paesi membri, al finanziamento di alcuni dei 33 progetti già presentati dagli stessi componenti
negli ultimi mesi, l'obiettivo finale è quello di stilare una lista per l'approvazione entro dicembre.